Livello di Guardia by 0587

Livello di Guardia by 0587

autore:0587 [0587]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2010-10-22T20:57:49.251000+00:00


III

L’orco ha qualche anno in meno della nonnina delle fiabe, la sua barba è incolta, contrariamente al prato. Qualcosa residente sulla sua scapola sinistra lo costringe a grattarsi con furore ogni due o tre minuti, parla in forma corretta ma in modo gutturale e ferino. Dà l’idea di una Treccani con la copertina della «Padania».

«Ho appreso per avventura che lei ha affrontato un lungo viaggio per conferire con noi...»

Che modo di parlare è questo? Quale malattia sconosciuta aveva spinto quell’essere a chiudersi in casa a leggere pagine e pagine di enciclopedie per uscirsene con un linguaggio dell’Ottocento? E quando aveva l’agenzia con la sorella, parlava già così o è ammattito dopo la disavventura della villa? Perché di disavventura si deve trattare. Preso dai propri ragionamenti, il neoimprenditore non si rende conto che l’orco sta continuando a parlare.

«... in effetti noi ebbimo un’agenzia di intermediazione immobiliare che, nel frangente che lei citava a mia sorella, trattava la compravendita della magione ora da lei occupata.»

«E chi era l’acquirente della magione? Sì, della vostra trattativa?»

«Una famiglia del parmense, gente a modo, con apprezzabile disponibilità economica.»

«Ma so che la villa interessava anche a un certo signor Michele Vecchiato, che ha un magazzino di merce varia nella zona.»

«Ben ricordo quel figuro. Egli vi era sì interessato, ma subentrò un problema.»

«Non aveva disponibilità?»

«Non esattamente. Diciamo che intendeva appropriarsi della villa a parametro zero.»

«Cioè?»

«Non voleva pagarla, cazzo!»

L’orco ansima e si gratta furiosamente la scapola inarcandosi come uno studio anatomico del da Vinci. Per un momento il neoimprenditore ha l’impressione che, accanto alla carriola dei nani, Dotto si stia agitando, ma si accorge che non c’è un nano in più, è la sorella dell’orco, che ascolta la conversazione dopo essere scivolata agile dalla cucina al giardino. E ora, con una corsetta che ricorda Heidi dei cartoon, si avventa sull’uomo che infastidisce il suo fratellino.

«Le avevo detto di lasciarlo in pace, è malato, non può subire stress!»

«Lascia stare, Dania, credo che il signore abbia compreso il concetto che gli ho illustrato.»

«Non esattamente, voglio dire, come si può pensare di comprare una casa senza pagarla?»

L’orco e la nonnina guardano il neoimprenditore come si guarda una rock star negativa all’antidoping. Quindi, con molta calma, la signorina tiene il fratello per mano e parla guardando il vuoto.

«Il signor Michele voleva quella villa non per sé, ma per certa gente, che costruiva grandi complessi, gente che aveva aziende edili importantissime, voglio dire che non erano semplici costruttori, era un gruppo di faccendieri e industriali... be’, industriali poi... non so come definirli, gente che faceva i soldi veri. La loro tecnica era molto semplice: compravano terreni agricoli, boschi, roba che si porta via con pochi soldi, grazie a dei prestanome (come il signor Michele) che avevano i requisiti per poterli comprare; e poi, grazie ad appoggi politici, trasformavano quei terreni in zone edificabili, dove le loro aziende buttavano lì capannoni in poco tempo. Noi all’inizio pensavamo che fossero solo affaristi trafficoni. Poi, con la storia della villa, abbiamo capito che erano qualcosa di peggio.»

«Cosa?»

«Be’,



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